30 Apr 2018

#Lavoro #Servizi alla persona #Legalità #CSW I falsi miti del lavoro nero

I falsi miti del lavoro nero

I FALSI MITI DEL LAVORO NERO

Con lavoro nero si intende quel lavoro che non viene svolto alla luce del sole ossia, quando non è stata aperta nessuna posizione INPS o INAIL, ma l’attività viene comunque retribuita. Questo fenomeno interessa oltre 3 milioni di lavoratori in nero in Italia, che equivalgono alla bellezza di 77,2 miliardi di euro di Pil irregolare all’anno. Vista la diffusione di questo fenomeno, soprattutto per quanto concerne l’assistenza domestica per anziani o il babysitteraggio, abbiamo deciso di svelarvi quattro falsi miti relativi il lavoro nero che interessano sia i lavoratori che i datori di lavoro.

  1. IL LAVORATORE NON RISCHIA NULLA

Vero, ma non del tutto. Il lavoratore che viene impiegato al lavoro senza avere un contratto di lavoro regolare in un certo senso “guadagna” poiché se viene accertato il rapporto di lavoro irregolare, costui ha il diritto di essere regolarizzato. Altro scenario si prospetta invece per il lavoratore irregolare che ha percepito o percepisce un’indennità di disoccupazione, per il quale vi possono essere conseguenze penali ed economiche rilevanti.

  1. IL LAVORATORE INFORTUNATO NON HA DIRITTO A RICEVERE CONTRIBUTI INAIL

Falso! In caso di infortunio sul lavoro infatti anche se il lavoratore è in nero non per questo viene escluso dalla tutela assicurativa. La regolarità del lavoro non rientra tra le caratteristiche necessariamente richieste dell’INAIL, ma per poter accedere alla tutela, è necessario dichiarare subito che l’infortunio è avvenuto in sede di lavoro, anche se irregolare, e non esitare a denunciare un’assunzione senza contratto.

  1. IL LAVORATORE GUADAGNA DI PIÙ

Falso. Per quanto possa essere accattivante l’idea di guadagnare somme di denaro senza dover pagare le tasse, il lavoro nero non dà nessun tipo di tutela né garantisce il percepimento della pensione, dal momento che non vi è un regolare versamento dei contributi. Il posto di lavoro irregolare non da accesso a: giorni di malattia o di ferie retribuiti; garanzie lavorative; tutele nel caso in cui il datore di lavoro non paghi lo stipendio. Per quanto possa sembrare più vantaggioso da un punto di vista economico, quindi è bene valutare anche tutti gli elementi di tutela mancanti.

  1. IL DATORE DI LAVORO PUÒ RISPARMIARE

Vero, ma solo se tutto va bene. Qualora, infatti, la famiglia assuma in nero una collaboratrice domestica, per ad esempio attività di babysitteraggio, assistenza agli anziani o pulizie, nel momento in cui vi è una verifica o un controllo, si applicano le stese sanzioni previste per il lavoro nero in aziende o imprese. Questo implica pesantissime sanzioni che variano in base al numero di giorni di impiego nero, e possono arrivare fino a 36 000 euro! Se, inoltre, la lavoratrice si infortuna o se arreca danno ai bambini o all’assistito, non vi è nessun contratto che possa tutelare entrambe le parti.

 

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