4 Giu 2018

#Welfare Aziendale Welfare Aziendale circolare.

Welfare Aziendale circolare.

Oggi la parola welfare è entrata a far parte del linguaggio comune, la si sente spesso utilizzata in contesti diversi, talvolta a proposito e altre a sproposito.

Inizialmente adottata dal gergo giornalistico per spiegare nel modo più semplice possibile uno dei più complessi settori dello Stato, alla fine, all’inizio degli anni 2000, è finita col dare il nome anche ad uno dei Ministeri: il Ministero del Welfare e delle Politiche Sociali.

In italiano welfare sarebbe lo "stato sociale", ovvero quel sistema di servizi e di tutele che mira ad offrire a tutti i cittadini la fruizione di servizi sociali e non solo, ritenuti indispensabili per garantire i diritti costituzionali di ciascuno indipendentemente da sesso, religione, condizione economica ecc. (art. 3 della Costituzione Italiana). In sostanza un sistema che, per realizzare il benessere delle persone, si fa carico di comprendere i loro bisogni e di trovare soluzioni.

Ed è proprio quando questo sistema entra in crisi, quando non basta più lo “stato socio-assistenziale” che si inizia a parlare di welfare, un po' per creare un senso di mistero ed “esotico”, un po’ perché con la crisi economica, sociale e politica era necessario trovare anche nuovi linguaggi per comprendere la sfida del benessere del paese.

Ecco allora che il termine welfare si arricchisce di sfumature e di significati: integrato, mixato, ibrido, privato, partecipato, generativo, aziendale, di comunità, territoriale ecc.

Diventa un campo di sperimentazione di nuovi modelli di gestione perché di fatto il benessere e lo stare bene è un qualcosa che riguarda tutti, pubblico, privato, terzo settore, istruzione, sanità, ecc.

Dal 2016 si inizia a parlare prepotentemente di welfare aziendale; con i datori di lavoro chiamati a partecipare alla costruzione del welfare, non più solo attraverso il versamento di imposte, ma anche attraverso la creazione di sistemi su misura, calati sulle necessità della comunità dei propri dipendenti.

I datori di lavoro si sono visti consegnare le chiavi di un welfare defiscalizzato, senza però che nessuno si sia preoccupato di offrire loro anche una sorta di “istruzioni per l’uso”, “cosa fare per”, ecc.; e in molti casi si sono trovati in balia di realtà che dicevano loro cosa acquistare per avere il migliore sistema di welfare interno.

Ma è proprio questo il problema, un sistema di welfare non si acquista, si costruisce un pezzo per volta con le persone che ne fruiranno e con i soggetti presenti nel territorio in cui le persone vivono.

Un buon sistema di welfare aziendale non vive isolato dal resto del territorio, ma ci dialoga; integra ciò che può fare con ciò che il territorio offre e nello stesso tempo apre i propri servizi al territorio facendolo crescere, migliorando il benessere della comunità e dei suoi dipendenti, creando nuovi posti di lavoro, favorendo la circolazione dell’economia; e in questo modo anche l’impresa cresce, perché: solo all’interno di un territorio florido le imprese possono prosperare.

Questo è il modello di welfare aziendale che come Centro Servizi vogliamo realizzare insieme alle imprese di Verona: un sistema di welfare circolare.

 

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